Manuscript #6 (Kuala Lumpur – Malaysia – 17th April 2019)

Quando ogni sera andiamo al letto e ripensiamo alla nostra giornata complicata, ai pagamenti da fare, ai problemi che ci affliggono e che sono assolutamente reali, dimentichiamo la fortuna del far parte di un’area geografica del mondo dove la vita è certamente più semplice rispetto ad altre. In realtà lo sappiamo benissimo, ma a volte – appunto – lo dimentichiamo. Ma è un concetto che è ben chiaro al nostro cervello e che, inconsciamente, ci fa amare la scoperta di luoghi TOTALMENTE diversi dai nostri. Li guardiamo sempre con occhi distanti, come se tutto ciò non fosse reale. Ma lo è. I visi che si susseguono in questa carrellata sono di persone che mangiano, lavorano, fanno l’amore esattamente come noi. Ma in modo diverso. Ma siamo uomini ovunque, i bisogni primari sono identici, ma abbiamo un modo di esprimerli differente. Appena arrivati a Kuala Lumpur ti assale il caldo, l’afa insopportabile, la pioggia che arriva ogni giorno, a volte in modo catastrofico anche se spesso per pochi minuti. Nessuno se ne cura, in tanti vanno in scooter a prescindere dal meteo. Una delle prime cose che non puoi non notare è il tentativo di assomigliare alla cultura occidentale, il costruire enormi grattacieli e trasformare la città in quello che non è. Spersonalizzare la cultura locale invece di farla evolvere a una nuova dignità. E allora guardi le Torri Petronas e pensi che siano un po’ come i grattacieli di Dubai, senza cuore. E allora il modo per entrare è cercare la cultura locale, primitiva in tante cose, ma certamente più tangibile. E allora scopri che è incredibilmente variegata in una nazione ex colonia occidentale dove la metà della popolazione è malese, ma un quarto è cinese e un’altra parte di derivazione indiana. Quindi è un crogiolo anche di religioni, di simboli diversi, di varietà. Per raccontarla dovevo essere più vicino fotograficamente, ci voleva un 35mm per non sentirmi distante, per ascoltare le voci, per sentire gli odori spesso sgradevoli ma caratteristici. Il caos multiforme lo porterò con me dall’Asia… fino alla prossima storia